Da “Il sergente della neve” di Mario Rigoni Stern, libro che ricorda l’esperienza personale dell’autore durante la ritirata di Russia, presentiamo questo breve testo, che ci invita a riflettere sui rapporti tra le persone di diverse nazioni (diversi, non nemici) e sulla stupidità della guerra e di chi la vuole:

Un soldato entra in una casa e trova dei soldati russi che mangiano con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune.

Tutti rimangono increduli, lui ha in mano il fucile, ma nessuno si muove. Chiede alla padrona di casa se può avere anche lui un po’ di minestra. La donna prende un piatto e lo riempie, così, con semplice grande gesto: “Mi metto il fucile in spalla e mangio.

Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C’è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto”. Il soldato ringrazia la donna, che risponde con semplicità. Poi esce dalla casa: “I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi”.

Dei giovani, costretti a essere nemici per forza in nome di una patria, hanno superato così quel confine. La loro vera “patria” è diventata improvvisamente quella casa, quelle donne che offrono un piatto di minestra e i nemici sono la fame, il gelo, la stupidità umana”.